(Italiano in fondo)
Being an Italian abroad doesn't let anyone indifferent. It never did. You always get some reaction.
Somehow it's always a jolly one.
Some times it's genuine admiration caused by wondrous Italian spirit.
Some times it's unbelieving laughter caused - again - by wondrous Italian spirit.
Whoever is a foreigner abroad will experience some comments about their nationalities but being Italian somehow seems to compel people to flood you with comments, positive or negative, thus leaving you flattered or flattened, accordingly.
I found myself plenty of times in the awkward situation of being with another foreigner whose nationality was soon ignored as I said :"I'm Italian", turning unwillingly the conversation's subject matter to this or that aspect of Italy.
There are very typical reactions that repeat themselves. A paradigmatic one is:
"Ah! Itaaaaalia!! (finger tips brought together and hands shaken under your nose in that shape. That gesture is an expression of perplexity and actually is what I would respond to such a unappropriated use)
"What part of Italy?"
I usually answer "the North" and occasionally, especially with Latins that understand what it means, I show off the Southern half of my blood. (Bloody Italian syndrome of captatio benevolentiae!)
"Where in the North?"
"For heaven's sake" I think "how many chances do you have to know Piacenza (or even Bologna sometimes)?" I must admit I had quite a few surprises through the years.
This geographic interest most of the time is just an excuse to bring up the subject:
"I/my sister/brother/friend/neighbours/dentist/ have been to"
or
"I/my sister/brother/friend/neighbours/dentist/ would like to go to"
- Venice (mentioned as first by the 90%).
Some complain that it stinks. Well, better to be stinking than sinking.
- Rome (80%)
- Florence (60%)
- Milan (50%)
- Sicily (30%)
Once, in Evora (Portugal) for work I was in the Caritas storage room. As the two women working there knew about my nationality, here's what happened. The manager - a chubby little woman, with curly and black hair and thick glasses - felt the compelling need to reveal to me all the details of her son's romantic life, how he was a boyscout and went to - she named a tiny little village in Central Italy but I had never heard of it before.
There, wherever he was, her son met Alice (that I obviously was supposed to know, just like there is just one out of 60 millions inhabitants) and they fell in love; so he did this and that, went here and there, and then they split up, and then he met blablabla...
Meanwhile, the other woman - a skinny tall and pale woman in her fifties, with straight boyish hair - became the involuntary soundtrack to the romantic tale as she was whispering in loop: "Oh, I love Venice! Oh, how I'd love to visit Venice..." and occasionally added some other city to the willing list.
There are many foreigners who or whose siblings/friends/acquaintances have been to Italy but they don't remember where. So, I usually ask whether it was North, South, Centre or an Island (hoping it's either Sicily or Sardinia, so that I know I can keep up with the conversation). They usually don't find an answer although they try to be helpful by recalling some details. Once I've been told: "I don't remember which city, but it was an ancient one". I appreciated the effort.
Through the years I learnt that Italy seems to occupy an important place in foreigners' imaginary and there are many Italian things that are very famous, whereas some countries are well known just for a few typical aspects - sometimes unfairly.
The reason is simple: Italy has a cultural heritage that you just can find anywhere else both in quantity and, sometimes, quality. The wellknown Italian things abroad are not industrial productions, civil infrastructures and services, but is the well being that we get by being constatly soaked into art and make it our own in a constant flow of artistic regeneration and production. On the contrary of what is a commont thought in the motherland, Italy has very interesting contemporary art that often finds more space to express itself abroad rather that in the national territory because Italians are neither ready nor prepared to recognize and acknowledge it. And that is simply a pity.
Facing an economic crise that seems to depend rather on the image people have of you, we should question if it's not rather worthy to export, promote and enhance our artistic production because as it is a very easy path. In that field we know we are already assessed through the look of love.
---------------
Il fatto di essere italiano/a all'estero non lascia indifferente nessuno, da sempre. C'è sempre una qualche reazione. Ed é sempre allegra.
A volte é genuina ammirazione per le incredibili caratteristiche dell'Italianità.
A volte é risata sbigottita sempre per le incredibili caratteristiche dell'Italianità.
Chiunque sia straniero all'estero riceve commenti sulla propria nazionalità, ma il fatto di essere italiano in qualche modo sembra scatenare nel prossimo l'urgenza di inondarti di commenti, positivi o negativi, facendoti arrossire per i complimenti (ma dentro sei pieno di orgoglio) o per la vergogna.
Mi sono trovata un sacco di volte all'estero in compagnia di altri stranieri la cui nazionalità perdeva qualsiasi appeal di fronte alla mia confessione "Io sono italiana". E senza volerlo la conversazione inevitabilmente si concentrava su questo o quell'aspetto dell'Italia.
Ci sono una serie di reazioni tipiche che si ripetono sempre, come per esempio:
"Ah! Itaaaaalia!!", pronunciato allungando all'infinito le aaaaaaaaa e facendo il tipico gesto con la mano a grappolo, dita unite verso l'alto e movimento di polso, che, essendo espressione di perplessità, sarebbe la giusta risposta a cotanta mimica.
"Di che parte d'Italia?"
Di solito rispondo "dal nord" e occasionalmente, specialmente con i latini che sanno di che cosa sto parlando, sfoggio orgogliosa la mia metà meridionale. (Maledetta sindrome italiana della captatio benevolentiae!)
"Da dove di preciso nel nord?"
"Suvvia" penso "quante possibilità ci sono che tu conosca Piacenza (o perfino Bologna, il più delle volte)?", ma devo ammettere che ho avuto più di una sorprendente risposta positiva nel corso degli anni.
Quest'interesse geografico la maggior parte delle volte é una scusa per introdurre l'argomento:
"Io/mia sorella/fratello/amico/vicino di casa/dentista é stato a"
oppure
"Io/mia sorella/fratello/amico/vicino di casa/dentista vorrebbe andare a"
- Venezia (nominata per prima dal 90%). Qualcuno si lamenta del cattivo odore. Be', meglio tapparsi il naso per il cattivo odore che per una visita turistica in immersione.
- Roma (80%)
- Firenze (60%)
- Milano (50%)
- Sicilia (30%)
Una volta a Evora (Portogallo) ero nel magazzino della Caritas locale per una questione di lavoro. Non appena le due signore che lavoravano lì hanno saputo che ero italiana, ecco subito la reazione. La "manager"- una piccoletta in carne con un cespuglio di capelli ricci corvini e occhiali spessi - ha sentito l'irresistibile necessità di raccontarmi nel dettaglio la vita amorosa di suo figlio, che era boyscout e per questo é stato a - ha detto il nome di un paesello del centro Italia che non avevo mai sentito nominare.
Ovunque si trovasse, lì ha incontrato Alice - nominata come se la conoscessi; d'altra parte quante Alice ci saranno mai in Italia? - e si sono messi insieme; quindi lui ha fatto questo e quell'altro, è stato qui e lì, poi si sono lasciati, allora lui si è messo con blablabla...
Allo stesso tempo l'altra signora - una cinquantenne magra alta e pallida con un taglio di capelli maschile -involontariamente si é trasformata nella colonna sonora del racconto romantico continuando a sussurrare in loop: "Oh, a me piace un sacco Venezia; oh, come vorrei andare a Venezia..." e ogni tanto aggiungeva una destinazione al Gran Tour.
Molti stranieri, o i loro rispettivi famigliari/amici/conoscenti, sono stati in Italia ma non si ricordano dove. Cerco di scoprirlo per approssimazione chiedendo se era nord, sud, centro o isole (sperando che sia o Sicilia o Sardegna così so che posso continuare la conversazione). Di solito non sanno rispondere anche se cercano di essere utili cercando di ricordarsi dei dettagli. Una volta mi è stato detto: "Non mi ricordo il nome della città, ma era una città antica." Ho apprezzato lo sforzo.
Negli anni ho imparato che l'Italia sembra occupare un posto importante nell'immaginario straniero e che c'è una lunga lista di cose tipicamente italiane che sono molto famose, mentre per altri paesi gli aspetti conosciuti fuori dai propri confini sono molti meno, a volte ingiustamente.
Il motivo è semplice: l'Italia ha un patrimonio culturale che non si può trovare da nessun altra parte, sia per quantità che, a volte, per qualità. Le italianità rinomate all'estero non sono il made in Italy industriale, le infrastrutture e il lavoro terziario. Quello che è ammirato è il benessere che ci proviene dall'essere immersi nell'arte e farla nostra, rigenerandola e producendone di nuova, continuamente. Al contrario di ciò che si pensa in patria, l'Italia ha una produzione molto interessante di arte contemporanea che spesso trova più spazio di espressione al di fuori del territorio nazionale, perché gli Italiani non sono pronti né preparati a riconoscerla. E questo é semplicemente un gran peccato.
Per affrontare una crisi economica che sembra dipendere principalmente dall'immagine che gli altri hanno di te, dovremmo domandarci se non vale la pena esportare, promuovere e incentivare la nostra produzione artistica perché sarebbe il cammino più facile da intraprendere. In questo campo, infatti, sappiamo che gli stranieri ci guardano già con gli occhi dell'amore.
Being an Italian abroad doesn't let anyone indifferent. It never did. You always get some reaction.
Somehow it's always a jolly one.
Some times it's genuine admiration caused by wondrous Italian spirit.
Some times it's unbelieving laughter caused - again - by wondrous Italian spirit.
Whoever is a foreigner abroad will experience some comments about their nationalities but being Italian somehow seems to compel people to flood you with comments, positive or negative, thus leaving you flattered or flattened, accordingly.
I found myself plenty of times in the awkward situation of being with another foreigner whose nationality was soon ignored as I said :"I'm Italian", turning unwillingly the conversation's subject matter to this or that aspect of Italy.
There are very typical reactions that repeat themselves. A paradigmatic one is:
"Ah! Itaaaaalia!! (finger tips brought together and hands shaken under your nose in that shape. That gesture is an expression of perplexity and actually is what I would respond to such a unappropriated use)
"What part of Italy?"
I usually answer "the North" and occasionally, especially with Latins that understand what it means, I show off the Southern half of my blood. (Bloody Italian syndrome of captatio benevolentiae!)
"Where in the North?"
"For heaven's sake" I think "how many chances do you have to know Piacenza (or even Bologna sometimes)?" I must admit I had quite a few surprises through the years.
This geographic interest most of the time is just an excuse to bring up the subject:
"I/my sister/brother/friend/neighbours/dentist/ have been to"
or
"I/my sister/brother/friend/neighbours/dentist/ would like to go to"
- Venice (mentioned as first by the 90%).
Some complain that it stinks. Well, better to be stinking than sinking.
- Rome (80%)
- Florence (60%)
- Milan (50%)
- Sicily (30%)
Once, in Evora (Portugal) for work I was in the Caritas storage room. As the two women working there knew about my nationality, here's what happened. The manager - a chubby little woman, with curly and black hair and thick glasses - felt the compelling need to reveal to me all the details of her son's romantic life, how he was a boyscout and went to - she named a tiny little village in Central Italy but I had never heard of it before.
There, wherever he was, her son met Alice (that I obviously was supposed to know, just like there is just one out of 60 millions inhabitants) and they fell in love; so he did this and that, went here and there, and then they split up, and then he met blablabla...
Meanwhile, the other woman - a skinny tall and pale woman in her fifties, with straight boyish hair - became the involuntary soundtrack to the romantic tale as she was whispering in loop: "Oh, I love Venice! Oh, how I'd love to visit Venice..." and occasionally added some other city to the willing list.
There are many foreigners who or whose siblings/friends/acquaintances have been to Italy but they don't remember where. So, I usually ask whether it was North, South, Centre or an Island (hoping it's either Sicily or Sardinia, so that I know I can keep up with the conversation). They usually don't find an answer although they try to be helpful by recalling some details. Once I've been told: "I don't remember which city, but it was an ancient one". I appreciated the effort.
Through the years I learnt that Italy seems to occupy an important place in foreigners' imaginary and there are many Italian things that are very famous, whereas some countries are well known just for a few typical aspects - sometimes unfairly.
The reason is simple: Italy has a cultural heritage that you just can find anywhere else both in quantity and, sometimes, quality. The wellknown Italian things abroad are not industrial productions, civil infrastructures and services, but is the well being that we get by being constatly soaked into art and make it our own in a constant flow of artistic regeneration and production. On the contrary of what is a commont thought in the motherland, Italy has very interesting contemporary art that often finds more space to express itself abroad rather that in the national territory because Italians are neither ready nor prepared to recognize and acknowledge it. And that is simply a pity.
Facing an economic crise that seems to depend rather on the image people have of you, we should question if it's not rather worthy to export, promote and enhance our artistic production because as it is a very easy path. In that field we know we are already assessed through the look of love.
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Il fatto di essere italiano/a all'estero non lascia indifferente nessuno, da sempre. C'è sempre una qualche reazione. Ed é sempre allegra.
A volte é genuina ammirazione per le incredibili caratteristiche dell'Italianità.
A volte é risata sbigottita sempre per le incredibili caratteristiche dell'Italianità.
Chiunque sia straniero all'estero riceve commenti sulla propria nazionalità, ma il fatto di essere italiano in qualche modo sembra scatenare nel prossimo l'urgenza di inondarti di commenti, positivi o negativi, facendoti arrossire per i complimenti (ma dentro sei pieno di orgoglio) o per la vergogna.
Mi sono trovata un sacco di volte all'estero in compagnia di altri stranieri la cui nazionalità perdeva qualsiasi appeal di fronte alla mia confessione "Io sono italiana". E senza volerlo la conversazione inevitabilmente si concentrava su questo o quell'aspetto dell'Italia.
Ci sono una serie di reazioni tipiche che si ripetono sempre, come per esempio:
"Ah! Itaaaaalia!!", pronunciato allungando all'infinito le aaaaaaaaa e facendo il tipico gesto con la mano a grappolo, dita unite verso l'alto e movimento di polso, che, essendo espressione di perplessità, sarebbe la giusta risposta a cotanta mimica.
"Di che parte d'Italia?"
Di solito rispondo "dal nord" e occasionalmente, specialmente con i latini che sanno di che cosa sto parlando, sfoggio orgogliosa la mia metà meridionale. (Maledetta sindrome italiana della captatio benevolentiae!)
"Da dove di preciso nel nord?"
"Suvvia" penso "quante possibilità ci sono che tu conosca Piacenza (o perfino Bologna, il più delle volte)?", ma devo ammettere che ho avuto più di una sorprendente risposta positiva nel corso degli anni.
Quest'interesse geografico la maggior parte delle volte é una scusa per introdurre l'argomento:
"Io/mia sorella/fratello/amico/vicino di casa/dentista é stato a"
oppure
"Io/mia sorella/fratello/amico/vicino di casa/dentista vorrebbe andare a"
- Venezia (nominata per prima dal 90%). Qualcuno si lamenta del cattivo odore. Be', meglio tapparsi il naso per il cattivo odore che per una visita turistica in immersione.
- Roma (80%)
- Firenze (60%)
- Milano (50%)
- Sicilia (30%)
Una volta a Evora (Portogallo) ero nel magazzino della Caritas locale per una questione di lavoro. Non appena le due signore che lavoravano lì hanno saputo che ero italiana, ecco subito la reazione. La "manager"- una piccoletta in carne con un cespuglio di capelli ricci corvini e occhiali spessi - ha sentito l'irresistibile necessità di raccontarmi nel dettaglio la vita amorosa di suo figlio, che era boyscout e per questo é stato a - ha detto il nome di un paesello del centro Italia che non avevo mai sentito nominare.
Ovunque si trovasse, lì ha incontrato Alice - nominata come se la conoscessi; d'altra parte quante Alice ci saranno mai in Italia? - e si sono messi insieme; quindi lui ha fatto questo e quell'altro, è stato qui e lì, poi si sono lasciati, allora lui si è messo con blablabla...
Allo stesso tempo l'altra signora - una cinquantenne magra alta e pallida con un taglio di capelli maschile -involontariamente si é trasformata nella colonna sonora del racconto romantico continuando a sussurrare in loop: "Oh, a me piace un sacco Venezia; oh, come vorrei andare a Venezia..." e ogni tanto aggiungeva una destinazione al Gran Tour.
Molti stranieri, o i loro rispettivi famigliari/amici/conoscenti, sono stati in Italia ma non si ricordano dove. Cerco di scoprirlo per approssimazione chiedendo se era nord, sud, centro o isole (sperando che sia o Sicilia o Sardegna così so che posso continuare la conversazione). Di solito non sanno rispondere anche se cercano di essere utili cercando di ricordarsi dei dettagli. Una volta mi è stato detto: "Non mi ricordo il nome della città, ma era una città antica." Ho apprezzato lo sforzo.
Negli anni ho imparato che l'Italia sembra occupare un posto importante nell'immaginario straniero e che c'è una lunga lista di cose tipicamente italiane che sono molto famose, mentre per altri paesi gli aspetti conosciuti fuori dai propri confini sono molti meno, a volte ingiustamente.
Il motivo è semplice: l'Italia ha un patrimonio culturale che non si può trovare da nessun altra parte, sia per quantità che, a volte, per qualità. Le italianità rinomate all'estero non sono il made in Italy industriale, le infrastrutture e il lavoro terziario. Quello che è ammirato è il benessere che ci proviene dall'essere immersi nell'arte e farla nostra, rigenerandola e producendone di nuova, continuamente. Al contrario di ciò che si pensa in patria, l'Italia ha una produzione molto interessante di arte contemporanea che spesso trova più spazio di espressione al di fuori del territorio nazionale, perché gli Italiani non sono pronti né preparati a riconoscerla. E questo é semplicemente un gran peccato.
Per affrontare una crisi economica che sembra dipendere principalmente dall'immagine che gli altri hanno di te, dovremmo domandarci se non vale la pena esportare, promuovere e incentivare la nostra produzione artistica perché sarebbe il cammino più facile da intraprendere. In questo campo, infatti, sappiamo che gli stranieri ci guardano già con gli occhi dell'amore.